La tubercolosi sta diventando nuovamente spaventosa a causa dei ceppi di micobatteri resistenti ai farmaci.
È un argomento difficile da affrontare poiché abbiamo già avuto abbastanza paura e non vorremmo sentirne parlare ancora. Tuttavia, la resistenza dei micobatteri ci sta preoccupando sempre di più”.
Queste sono le parole di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), che ha rilasciato queste dichiarazioni oggi a Roma, in occasione dell’incontro ‘We stand with public health: a call to action for infectious disease’, organizzato insieme alla Società italiana di medicina generale e cure primarie (Simg), in occasione della giornata mondiale della tubercolosi.
Andreoni prosegue dicendo: “Stiamo assistendo ad una ripresa di una malattia e purtroppo questo era un po’ inevitabile a causa della globalizzazione, che ha molti aspetti positivi ma anche negativi. Infatti, essa facilita anche la circolazione dei germi. Il problema è che il bacillo della tubercolosi, che conosciamo da centinaia di anni, sta diventando sempre più resistente ai farmaci.
Ci sono casi in cui il trattamento diventa molto complesso, poiché dobbiamo utilizzare da 7 a 8 farmaci e, talvolta, non riusciamo a debellare il micobatterio. Se questi casi diventano prevalenti, il problema diventa molto grave”.
La tubercolosi rimane una delle principali malattie infettive letali nel mondo, con 1,6 milioni di morti e milioni di casi ogni anno a livello globale, e rappresenta un impatto enorme sulle famiglie e le comunità. Lo scorso anno, a causa della pandemia di Covid-19, per la prima volta in quasi due decenni, l’Organizzazione mondiale della sanità ha segnalato un aumento dei casi di tubercolosi e di tubercolosi resistente ai farmaci, insieme ad un aumento dei decessi.
L’Italia è in prima linea per raggiungere l’obiettivo di eliminare la tubercolosi entro il 2030, lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità in occasione della Giornata mondiale della tubercolosi il 24 marzo.